Abbiamo intervistato Christophe Debien, Presidente dell’Organizzazione per il Clima e l’Economia Circolare (OCCE).
Iniziamo dal Green Deal. Immagino che abbia accolto con favore l’entusiasmo col quale la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel 2019 si è insediata a Bruxelles, facendo del Green Deal una priorità strategica. Si aspettava di più, soprattutto dal Next Generation EU?
Il Green New Deal si distingue come il percorso ottimale verso i cambiamenti e gli adattamenti dei nostri attuali sistemi economici per uscire dalla crisi sanitaria che stiamo attraversando: delocalizzazione e reindustrializzazione verde in Europa, maggiore convergenza tra ecosistemi e sistemi economici, autonomia di approvvigionamento di energia e risorse, recupero di tutte le risorse derivanti dal riciclo, sviluppo della finanza verde e collaborativa, nuovi sistemi informativi legati agli usi circolari.
Queste azioni sono possibili grazie a molte nuove tecnologie, grazie alle quali è oggi possibile ridurre il nostro impatto ambientale, l’inquinamento e le emissioni di CO². Possiamo ripristinare il clima promuovendo il progresso umano.
Il Green New Deal pone l’economia circolare locale al centro delle sue sfide. Per l’Europa, si tratta di ottimizzare le risorse utilizzate e consumate nell’UE, creare posti di lavoro per raccogliere, smistare e riciclare queste risorse, e infine considerare la creazione di valore attraverso nuovi settori industriali locali dedicati. Riparazione, riutilizzo o produzione di nuovi oggetti o strutture da queste risorse. Queste industrie saranno accompagnate dalla produzione locale di energia e dal trattamento completo delle esternalità (acqua e CO² in particolare) per muoverci verso una società a zero emissioni di carbonio e zero impatto ambientale. Il Green New Deal potrebbe comprendere anche la creazione di un sistema di etichettatura europeo per promuovere gli sforzi dei territori che hanno messo in atto i principi dell’economia circolare.
Che cosa significa esattamente economia circolare?
L’economia circolare riguarda il passaggio da un modello di riduzione dell’impatto a un modello di creazione di valore. L’economia circolare mira al consumo sobrio e responsabile delle risorse naturali e delle materie prime. Fornisce il ciclo dei materiali nell’economia e rappresenta la fine di una logica di sviluppo lineare. Avrà ricadute nette positive in termini di crescita del PIL e creazione di posti di lavoro; l’attuazione di misure ambiziose di economia circolare in Europa può aumentare il PIL dell’UE dello 0,5% entro il 2030, creando circa 700.000 nuovi posti di lavoro.
Il problema della transizione verde è spesso associato ai cambiamenti climatici. Ma non è solo questo. Quali sono gli elementi critici della transizione ecologica?
Un’economia circolare riduce la pressione sulle risorse naturali; ed è un prerequisito per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e arrestare la perdita di biodiversità. La metà delle emissioni totali di gas serra e oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico derivano dall’estrazione e dalla lavorazione delle risorse.
Per cogliere le opportunità del passaggio all’economia circolare, i territori devono adottare una strategia globale e strumenti di gestione integrata adeguati al contesto locale. In concreto, l’economia circolare costituisce una variazione operativa del trittico economico, sociale, ambientale dello sviluppo sostenibile.
Tradizionalmente, il problema ecologico è statro affrontato come un tipico fallimento del mercato. Sembrerebbe quindi che non vi siano incentivi ad investire nella transizione ecologica, in assenza di forti investimenti pubblici…
Per questo è importante sviluppare la finanza verde, articolata nei seguenti punti: a) induzione di finanziamenti cooperativi e locali; b) utilizzo di blockchain per investimenti ambientali; c) rafforzare e rendere più chiare le specifiche prima dei progetti verdi; d) fondazione di nuove professioni (come audit, valutazione e etichettatura verde); e) sviluppare formazione e informazione; f) costruire principi contabili sostenibili; g) attirare gradualmente gli investitori verso la finanza verde; h) trovare nuovi modelli per costruire l’equità.
Quali sono gli strumenti coi quali concretamente aiutate le imprese a sviluppare progetti innovativi nel campo dell’economia circolare?
L’OCCE lavora per l’emergere di nuove tecnologie e startup. Siamo convinti che un’economia circolare 2.0 per la crescita verde in Europa sia possibile attraverso la federazione di un gran numero di soluzioni locali intelligenti, attori e organizzazioni ‘illuminate’. I metodi OCCE sono strutturati soprattutto intorno ai meccanismi di sostegno finanziario offerti dall’Unione Europea, consentendo all’innovatore di beneficiare della sua rete di territori e dei suoi fondi di investimento per costruire il proprio progetto nelle migliori condizioni possibili. L’OCCE mira inoltre a creare punti di convergenza tra portatori di tecnologie, progetti e ambiti di sperimentazione per l’economia circolare.
Esiste un valore aggiunto nel perseguire una strategia collettiva europea sulla transizione verde. O ciascuno Stato può procedere per proprio conto, seguendo le preferenze dei propri cittadini.
Oggi, ogni Stato europeo agisce spesso da solo nella sua strategia di transizione verso l’economia circolare, cercando di adattarsi il più possibile alle leggi europee. Ogni paese si avvicina alla transizione ecologica secondo la propria legislazione, i propri vincoli e la propria politica. Abbiamo creato l’OCCE proprio per aiutare i paesi europei a lavorare insieme per sviluppare progetti comuni su larga scala, applicando la legislazione europea.
Esiste un ruolo per la comunicazione? Qual è?
La comunicazione deve svolgere un ruolo essenziale nello sviluppo dell’economia circolare in Europa, perché anche se una parte della popolazione è sensibile alla transizione ecologica, la maggioranza sa molto poco dell’economia circolare. Anche per questa ragione abbiamo realizzato un documento (che riportiamo qui alla fine), in realtà ben più ampio, in cui queste tematiche vengono poste all’attenzione dell’opinione pubblica e dei policymakers. Inoltre, l’OCCE ha deciso di informare le popolazioni creando nei prossimi mesi un canale televisivo europeo dedicato all’ambiente, al clima e all’economia circolare.Page 1 / 7Zoom 10